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martedì 24 luglio 2012

Brilla e luccica con gli smalti Lasting Color e Holographic di Pupa


Uno è perfetto per prendere il tè con la regina. L'altro per chi non ha voglia di passare inosservato. Gli ultimi due, invece, per "brillare", ma con classe. E senza mai sembrare esageratamente appariscenti. Et voilà, eccovi servita la mia minicollezione di smalti Pupa. Due dei quali appartenenti alla linea Lasting Color, gli altri alla gamma degli Holographic Nail Polish. Una premessa: li adoro tutti e quattro. Ma spararvela così sarebbe troppo semplice, vero? Ecco perché, come d'altronde faccio in ogni post, tenterò di argomentare l'amore che nutro nei confronti di ciascuno di questi quattro prodotti. Quindi, iniziamo. Il primo di cui vi parlerò è il 106 Lasting Color. Per gli amici, Ultra Pearly Beige. Le foto le ho realizzate sia con che senza il flash, nel tentativo - forse un po' maldestro, sta a voi giudicare - di mostrarvi l'effetto di questo smalto.



E' una tonalità un po' difficile da definire. Io - non so, magari mi sbaglio - lo chiamerei champagne. Come potete notare, il finish è perlato. Il 106 è uno smalto molto delicato, perfetto per un look nude. Fa molto bon ton, ed è per questo che ironizzando lo consigliavo per prendere il tè con la regina. In ogni caso, lo reputo un colore ottimo da indossare in quelle occasioni in cui l'estro va lasciato a casa e bisogna portare con sé un minimo di discrezione. Senza però rinunciare a quel tocco chic. Chi ha avuto modo di leggere i miei vecchi post sa che non amo molto i colori nude, ma con lui faccio un'eccezione, perché non è un rosa o un color carne di quelli opachi e un po' smorti: è una tonalità molto "leggera", sì, ma in ogni caso particolare e molto brillante. Ottima durata, l'ho tenuto su quattro giorni - il tempo di sopportazione massimo che ho adottato anche nel testare gli altri tre smalti prima che il bisogno fisico e mentale di cambiare mi divorasse - e non si è neanche mai scheggiato. L'applicatore, come quello di tutti gli altri smalti Pupa, all'inizio mi aveva fatto paura. Sembrava troppo piccolo e avevo dunque pensato che per una stesura ottimale avrei impiegato un sacco di tempo. Invece no, perché pur piccino si apre perfettamente a ventaglio riversando il prodotto su quasi metà dell'unghia. Altra osservazione che vale per tutti e quattro: gli smatches che vedrete sono tutti frutto di un'unica passata. Non è mia abitudine stratificare gli smalti, dal momento che sono così irrequieta da non tollerare più di 3 o 4 minuti di posa. Passo e ripasso solo nel caso in cui gli smalti lo richiedano perché troppo liquidi o eccessivamente tenui. Ma con questi di Pupa non ho problemi: alla prima stesura mi danno la coprenza, non esagerata ma neanche bassa, che cerco e gradisco. Quindi, di conseguenza, con una sola passata, asciugano piuttosto rapidamente. Passiamo ora al 715 Lasting Color, altrimenti detto Ocean Blue. Questo lo scelsi lo scorso inverno in occasione di una promozione Pupa4Fan: se ne poteva scegliere uno presentando in profumeria un coupon che comprovava il "mi piace" alla pagina Facebook del brand. Non ebbi dubbi nella scelta di quale ricevere in omaggio, perché un colore simile e tanto intenso non penso di averlo mai visto in nessuno stand di nessuna marca. 



In questo caso, la foto col flash, cioè la seconda, è quella più veritiera. Rende perfettamente l'idea di quanto questo smalto sia delizioso. Io lo chiamo jeans, anche e soprattutto perché mi piace abbinarlo a un look casual che, per l'appunto, implichi un bel jeans. E' coprentissimo, quindi in questo caso la seconda passata sarebbe ancor più "superflua". Non è perlato né ha glitterini. E' completamente matt e privo di riflessi. Splendido, davvero. Ora tocca agli Holographic Nail Polish. Partiamo dunque dallo 032, Emerald Green. 



Ignorate la foto col flash, poiché lo altera. In realtà questo smalto è esattamente come appare nello scatto fatto con la luce naturale. Non è per nulla eccessivo come appare nella seconda foto. E' un delicato verde acqua, olografico nel senso che contiene dei riflessi multicolor che gli conferiscono un effetto glitterato sì, ma non troppo. Anche in questo caso, passata unica. Ah, nota a margine: i glitterini, contrariamente a come si potrebbe pensare, non ostacolano la rimozione della vernice dalle unghie. Inconveniente che, al contrario, ho riscontrato nel caso di altri smalti dall'effetto simile. E invece, il pericolo è scongiurato. Infine, c'è lo 035 Holographic Violet. Un lilla viola molto particolare, anch'esso riflessato e con delle particelle glitterate. 



Una sola passata e la coprenza è assicurata. Lo scatto che gli rende giustizia è, anche in questo caso, il primo. Direi che il secondo rende più che altro l'idea di come appaiono, ma in forma decisamente più delicata, i glitterini sotto al sole. Bello, molto molto bello. E con gli swatches e le review abbiamo finito. Passiamo al prezzo: tre di questi, blu escluso, dunque, li ho acquistando usufruendo del 3 x 2 che penso sia ancora in atto nelle profumerie italiane. Pagandone due, cioè, ne scegli uno e te lo porti a casa gratis. Che come promozione non è niente male. Se c'è una cosa che apprezzo degli smalti Pupa è la quantità di prodotto contenuto nelle boccettine: vale a dire, 5 ml. Che penso sia lo dose perfetta, soprattutto per chi come me ama cambiare smalto in continuazione. Inutili quelle boccette che non si consumerebbero neanche in tre anni, tipo quelle Kiko che contengono 11 ml. A un certo punto, tanto, anche perché scadono, finirebbero nella pattumiera. Quindi, voto sì a questo quantitativo ristretto, ma neanche tanto, di prodotto. Ora, il prezzo: diciamo che alla fine dipende dalle profumerie, ma più o meno gli smalti costano 5 euro e 90. Un buon compromesso, vista la qualità. Dieci e lode, infine, al packaging: mi piacciono tantissimo il "tappo" cromato con il logo Pupa in una cornice rossa e il flaconcino "arrotondato". E voi? Avete provato qualche smalto Pupa? Vi son piaciuti? 

venerdì 20 luglio 2012

Secondo test di resistenza: Virgilio non salva proprio tutti...


Stavolta sono stata più clemente. Se al primo test di resistenza di gradi ce n'erano quarantatré, al secondo, mercoledì, ce n'erano SOLO 37. Capirete dunque che, abituata ai bollori degli inferi, quel giorno mi faceva quasi freddo. Ironia a parte, oggi v'illustro i risultati di questa seconda prova. E come l'altra volta, inizio con l'elencarvi i prodotti che avevo indosso, per poi svelarvi quali hanno resistito al caldo calabro-africano e quali, invece, si sono rivelati una chiavica (leggi bene, poco adatti al clima) senza che neanche il buon anticiclone Virgilio potesse trarli in salvo. Partiamo dagli occhi: pigmenti verde e giallo di Jc Nadia Paris (in questo post la mia disavventura con questa pessima casa cosmetica, il cui altrettanto pessimo servizio clienti non ha mai avuto né il garbo né il coraggio di rispondere alle mie emai) su palpebra mobile e piega. Matita Graphic Eyes di Zoeva color oro, la Funky Soul, usata sia sopra che sotto. Pastello Bosco di Neve Cosmetics nella rima interna. Mascara Vamp di Pupa in abbondanza. 



Quanto alle labbra, due strati di rossetto aranciato, il numero 79 di Kiko. Sul viso avevo utilizzato il primer Murad come base e la solita spolverata del fondotinta minerale di Neve Cosmetics. Più un tocco dell'Eye Lift Perfector che sto testando grazie alla collaborazione con Tuttestetica. 



Ed ecco com'è andata. Dopo un'ora che ero fuori sono stata costretta a cercare uno specchio e a strofinare il mio malcapitato indice lungo tutta la palpebra. Sì, perché quei maledettissimi pigmenti, nonostante li avessi ovviamente fissati con un primer, si erano liquefatti e l'occhio mi bruciava da morire. E l'effetto crosticina, tra l'altro non è che mi faccia impazzire. Soprattutto se per truccarti c'hai messo quella mezz'oretta buona. Quindi, per pareggiare i conti, avendo dimenticato a casa il kit per i ritocchi d'emergenza, ho preferito levare il colore dalla palpebra. La matita di Zoeva per fortuna non s'è mossa, così almeno mi era rimasto un tocco di luce. Le ciglia, ben separate e scurite col mio mitico Vamp di Pupa, non si sono lasciate minimamente intaccare dal pastrocchio che si stava verificando appena un piano più in alto. Il pastello di Neve ha resistito un po' di più dei pigmenti, ma dopo un paio d'ore ho dovuto ritoccarlo perché le lacrime dovute alla caduta libera dei pigmenti di Jc Nadia Paris hanno fatto naufragare anche quel bel verde applicato sulla rima interna. Bocca? Un disastro. Penso che il rossetto di Kiko mi abbia abbandonata già mezz'ora dopo essere salita in macchina. Quanto alla base, nulla da segnalare. Stava tutto su che era un incanto, esattamente come l'altra volta. E così siamo a due. Sì, due volte che il make up è andato a farsi benedire. E non ci trovo niente da ridere!

Neve Cosmetics sforna un fondotinta ad alta coprenza


Stesso prezzo, stessa quantità. Stessa gamma di colori e stessi ingredienti. Vegan e cruelty free. Ma con una marcia in più. Per la gioia di tutte, Neve Cosmetics ha sfornato, in tempo per l'autunno, l'idea che molte di noi aspettavano da un po': un fondotinta minerale ad alta coprenza. Già, perché se è vero che quello tradizionale era famosissimo e utilizzatissimo dalle appassionate del brand, è pur vero che in tante dovevano rinunciare all'acquisto perché, pur essendo ottimo, non garantiva una coprenza totale. E invece Neve ha mostrato di ascoltare la sua clientela e di accontentare quella fetta di consumatrici che necessitano di un aiuto per far apparire al meglio il proprio viso. Ed eccola qui: una polvere uniformante, leggera ma ultracoprente, pronta a mascherare difetti, discromie e arrossamenti. Com'è stato possibile? Semplice. Rispetto alla formula del fondotinta classico, cambia in pratica la quantità di pigmenti: sono stati ridotti così da assicurare una maggiore uniformità dell'incarnato. La nota stampa di Neve non specifica quando sarà messo in commercio, ma già si sa che il prezzo sarà lo stesso del suo fratello minore e che sarà possibile acquistarlo sia nella full size che nella mini size. Non vedo l'ora!

mercoledì 18 luglio 2012

Murad, finalmente un primer viso che funziona per davvero


Oramai non ci credevo più. Le mie aspettative erano praticamente pari a zero, se non meno. Dopo aver provato una marea di primer per il viso e bb cream - e aver rimediato una per nulla gentile dose di brufoletti e vulcani in eruzione vari - avevo lasciato nel cassetto il sogno di poter avere una pelle, almeno apparentemente, perfetta. Stavo per prenotare un praticissimo corso che m'insegnasse ad usare Photoshop e risolvere, così, ogni problema: ma poi, come per magia, è arrivato lui. Oggi parte ufficialmente la serie di review dei prodotti che mi sono stati inviati dall'azienda Tuttestetica, e quello che sto per presentarvi è il lo Skin Perfecting Primer Blemish and Shine Control di Murad. Ho visto che qualcuno, qua e là, ne ha già parlato, dal momento che un sample era stato inserito in una delle ultime box in abbonamento mensile. Di questo, a differenza di tutti gli altri prodotti ricevuti a scopo valutativo,  mi è stata inviata una mini size. Che poi tanto mini non è, se calcoliamo che lo sto utilizzando da diciassette giorni precisi e che la confezione è da 5 ml. Il sample - un carinissimo flaconcino nero, essenziale, con tanto di erogatore a pompetta - si trovava in un kit in scatola contenente una bustina dell'altro primer del brand, il Dewy Finish (ad effetto illuminante) e una dell'Eye Lift Perfector, il primer occhi correttivo. Prima dell'inizio della collaborazione, mi è stato chiesto da Tuttestetica che tipo di problemi avesse la mia pelle: penso dunque che la scelta di farmi testare un primer specifico per contrastare i problemi di acne sia stata dettata dal fatto che ho spiegato loro i crucci e i difetti di questa mia maledettissima pelle grassa. Vi do qualche informazione più specifica sul prodotto e poi vi spiattello la mia opinione, anche se il titolo non lascia chissà quanto spazio all'immaginazione! A quanto pare, questo gioiellino targato Murad si avvale di un'accoppiata appositamente pensata e formulata per dare una mano a chi ha una pelle imperfetta come la mia: vale a dire l'associazione tra complesso probiotico e acido salicilico. Ragion per cui, questo primer non si limiterà a perfezionare l'aspetto del vostro viso, bensì svolgerà nel frattempo un'intensa azione dermopurificante, che non guasta mai. Vi rende belle e nel frattempo lavora pure nei bassifondi, insomma. E sapete da cos'ho notato che è vero e che non è solo teoria? Dal fatto che, a differenza degli altri primer finora testati, non mi ha fatto spuntare alcun brufolo. Ma neanche l'ombra. A riprova del fatto, o almeno suppongo, che non contenga siliconi, tra i principali indiziati nel momento in cui i pori si otturano e i bubboni si danno alla pazza gioia. Ora, passiamo a noi. A prima vista sembra una tradizionale crema colorata beige. 


Non contiene microgranuli né traccia di magiche - e molto spesso fantomatiche - polverine. Si stende in un attimo - d'altro canto di prodotto ne basta veramente, ma veramente, una punta - poiché la consistenza è liquida al punto giusto. Il colore scompare non appena lo si stende sul viso, si uniforma alla perfezione con l'incarnato, senza farvi sembrare grigie e senza regalarvi quell'orrendo effetto cerone. E l'effetto è quello che è: attenua i rossori, maschera i brufoli, migliora la grana della pelle. Il mio viso sembra "compatto" come non mai. La cosa più bella è che questo piccolo alleato mi sta facendo un regalo enorme: non mi obbliga ad applicare fondotinta e cipria - salvo, ovviamente, i make up più elaborati in vista di uscite serali - perché l'effetto che mi da mi basta per un look estivo da giorno. Infine, un particolare non trascurabile: avendolo messo alla prova anche quando in Calabrifornia ci son stati 43 gradi, posso dire con estrema cognizione di causa che né fa sudare, né si scioglie sotto al sole. Sta lì bello tranquillo a dermopurificare e a darvi un aspetto sano, luminoso e radioso. Quindi, se avete la pelle grassa, e siete alla ricerca di un primer che vi dia una mano perfezionando il tutto, non esitate. Ve lo consiglio più di quanto vi abbia mai consigliato qualunque altro prodotto. Ritengo che il prezzo, seppur rientri nella fascia medio-alta, non debba spaventare: la confezione da 30 ml, acquistata tramite Tuttestetica, costa 52 euro, e se quello da 5 ml mi sta durando così tanto, penso proprio che la full size vi farà compagnia per un bel po' di mesi. Che ne dite allora? Vi fidate?

Ps: prossimamente, su questi schermi, la review del trattamento anti-acne Murad, che sto avendo la possibilità di effettuare sempre grazie a Tuttestetica, e dello Slim and Tone Dermo28. 

martedì 17 luglio 2012

Kiko, matite di nome... ma non troppo di fatto


Le vedi e le vorresti tutte. Bel packaging, tappo cromato, colori stupendi, una varietà sorprendente. E un prezzo che ti lascia a bocca aperta, soprattutto quando arriva la stagione dei saldi. Ma è uno di quei comunissimi casi in cui torni a casa e pensi che, forse, avresti fatto meglio a prendere qualcos'altro. Sto parlando delle inflazionatissime matite di Kiko: non quelle della nuova collezione, che fanno bene il loro lavoro. Ma delle semplicissime eye pencil, che fanno parte della collezione permanente. Ai saldi praticamente le regalano, e arrivano a costare anche meno di due euro. Perché ce l'ho con loro oggi? Ve lo spiego subito. Perché uno entra in negozio trotterellando, le vede, e gli si spalanca un sorriso a centotrentatré denti. Le provi e le swatchi sul dorso della mano e t'illudi ancor di più. Perché lì scrivono e i colori ti paion pure belli, vivaci e pigmentatissimi. 


Mica uno può immaginare che invece saranno in lotta perenne con l'occhio. Già, perché io proprio non riesco a farli andare d'accordo. Ma procediamo con ordine. Innanzitutto, io ne posseggo quattro: tre delle quali acquistate in occasione degli scorsi sconti invernali, l'altra appena due settimane fa. Ho la 102, di un bel rosa/lilla, la 103, sul violetto, la 104, celestina, e la 107, di un verdino vagamente acido. Splendidi colori, dicevo, tutti con un gradevolissimo finish perlato. Il cui effetto sarebbe bellissimo, se solo se ne stessero lì dove dovrebbero stare senza creare troppi problemi. Invece l'inghippo sta proprio qui. Solo due, tra le quattro, scrivacchiano sulla palpebra mobile: quella verde e quella rosa. Che poi scrivere è un parolone, perché in ogni caso bisogna passare e ripassare prima di vedere qualcosa.  La mina è morbida, ma non scivolano bene sulla palpebra. 


Nonostante il sito indichi queste matite occhi come perfette da sfumare, mi ritrovo a dover smentire quest'affermazione: io a sfumarle difficilmente ci riesco. Perché più che altro, se avvicino un pennellino morbido e adatto allo scopo, tendono ad andarsene completamente via. Nulla da fare, dunque. E poi, ma questa è sicuramente colpa mia e del mio solito occhio lacrimoso, non durano. Molte volte, anzi, sono proprio loro a farmi lacrimare e a stravolgermi il look. Come se non le tollerassi. Un mezzo disastro, insomma.Per non parlare di quella azzurra e di quella violetta. Scrivono molto, ma proprio molto, a fatica. E quando si riesce a far risaltare un po' il colore, perdono un po' il loro bel finish shimmer. Il tratto è "smorto", all'apparenza polveroso e molto opaco. A quel punto, se proprio devo ottenere un effetto di questo tipo, preferisco un ombretto matt. Questo è dunque quel che penso delle matite occhi di Kiko. E mi dispiace, perché se le perfezionassero i colori andrebbero veramente a ruba, tanto son belli. Anche a voi danno lo stesso problema? O sono io ad essere difettosa?

lunedì 16 luglio 2012

In vacanza ci vado con lo Starter Set di Samantha Chapman


Chi sono io per giudicare le Pixiwoo? E' quello che mi sto chiedendo. Mi sento una grossa responsabilità, ma è pur vero che non posso esimermi. Che se ho voluto i pennelli di Samantha Chapman ora ho l'obbligo morale di parlarvene. La storia di questo acquisto è nata così: avevo disperatamente bisogno - non è vero, era solo un "chiurito", come si dice dalle mie parti - di un buon set di pennelli per gli occhi. C'ho pensato per un sacco di giorni e credo di aver visitato tutti i siti di brand possibili e immaginabili. Alla fine, la mia scelta è ricaduta su questo: lo Starter Set della Real Techniques. L'ho ordinato tramite Cocktail Cosmetics (pensateci bene prima di cliccare sul link, perché è un sito molto pericoloso per chi ha il pallino del make up) e l'ho pagato 20 sterline, l'equivalente di 25 euro. Contiene cinque pennelli, e dunque praticamente è come se ciascuno costasse cinque euro: un ottimo prezzo, dal momento che si tratta di pennelli di una certa fattura. Non contenta, ho voluto fare il bis, nel senso che ho ordinato anche un pennellone da cipria, sempre della stessa linea: questo l'ho pagato 10 sterline e 95, sempre meno di quanto ne costerebbe uno simile da Sephora e company. 


Quanto questi brushes siano belli potete vederlo anche da sole: adoro i manici, viola metal nel caso dei cinque che compongono lo Starter Set e arancione nel caso del Powder Brush. Quel che è certo è che non corrono il rischio di perdersi nel marasma di pennelli che ho sull'angolo della mia scrivania trasformato in postazione trucco. Si distinguono, eccome. Ora, la parte più tosta. Cercherò di parlarvi di tutti e sei. E lo farò in maniera molto semplice, perché non sono una make up artist né un'estetista, e quindi l'opinione che posso "offrirvi" è quella di una ragazza appassionata del mondo del trucco che è alla ricerca costante di prodotti e accessori che possano rendere più accessibile quest'affascinante dimensione. Su, cominciamo. Il primo che vi mostrerò è il Base Shadow Brush: molto semplicemente, un pennello da ombretto. 



Occhio, però, perché non ha nulla a che vedere con i soliti applicatori che si trovano comunemente nei set: è morbido, molto morbido e un po' cicciotto, meno piatto di quelli che ho utilizzato sinora. Le setole sono compattissime e quindi, alla fine, funziona alla stessa maniera. Stende l'ombretto in polvere che è una meraviglia, anche se un piccolo appunto lo farei: le dimensioni sono apparentemente perfette, ma in realtà, chi ha la palpebra mobile piccola come la mia, deve fare un po' più d'attenzione nel maneggiarlo. Non è che se ne va per fatti suoi riversando prodotto dove non dovrebbe, per carità. Dovrete solo essere un tantino più precise per fare in modo che l'ombretto non esca fuori, tutto qui. Io ormai lo utilizzo quasi quotidianamente e ho imparato a usarlo per il meglio: praticamente, lavoro di "punta" anziché appoggiare tutte le setole, ed evito macchie e macchiette qua e là. Il secondo pennello è il Deluxe Crease Brush, un pennello da sfumatura. 



Questo lo adoro in tutti i sensi: è bello cicciotto e anch'esso molto morbido: è un piacere, insomma, passarlo sulla palpebra. E sfuma che è una meraviglia: lo fa con precisione e, soprattutto, consente di "muoversi" molto rapidamente. E' arrotondato, ragion per cui è ottimo anche per creare delle ombre nella piega. A questo do' dieci e lode. Poi, c'è il Brow Brush, il classico pennello angolato che servirebbe per le sopracciglia. 



Ma siccome tendo (sbagliando, forse) a ignorare quei quattro fastidiosissimi peli che si trovano sopra agli occhi, lo utilizzo per applicare l'eyeliner, quando ho bisogno di una riga più grossa ed intensa: è molto più spesso di altri pennelli angolati che ho finora utilizzato (quello di Sephora, per esempio), ragion per cui scordatevi la linea sottile, anche perché non servendo a questo scopo le setole non sono rigide e compatte. Di questo farei a meno, insomma. O magari è la volta buona che mi convinco a metter mano alle sopracciglia senza limitarmi a tirar via i peletti in eccesso. L'altro pennellino che adoro è l'Accent Brush. 



E' minuscolo, e in foto rende poco. Lo trovo grandioso per dei lavori che richiedono un'estrema precisione: applicare l'ombretto nell'angolo interno, ad esempio, oppure sotto le ciglia inferiori. E a volte lo uso anche per definire meglio la "v" esterna. Con lui  nonsbaglierete, potete starne certe. Anche questo, nella sua pockettitudine (nuovo termine da me coniato per metterne in risalto le minuscole dimensioni) è rigido e compattissimo. Infine, c'è il Pixel Point Eyeliner Brush, ottimo per una riga sottilissima di eyeliner. 



Le setole sono abbastanza lunghe, e purtroppo nel set che mi è capitato in sorte non perfettamente "rasate". Vale a dire che c'è qualche peluzzo più lungo degli altri, ma che in ogni caso non ostacola l'applicazione dell'eyeliner. Lo trovo di buona qualità ma non indispensabile, perché per questo uso continuo a preferire il pennello angolato: mi ci trovo meglio, ma immagino sia questione di gusti. Quello dal quale non mi separerò mai, invece, è il Powder Brush. Lui è unico, meraviglioso. 



Fa il suo lavoro molto meglio di quanto non lo facciano i pennelloni da cipria Rimmel, Dior, Zoeva e Fraulein, che ora sono stati letteralmente surclassati da questo nuovo arrivo targato Real Techniques. E' morbido, ma così morbido che avrei potuto anche usarlo come peluche, nel caso in cui non mi fosse piaciuto come alleato per il make up. Da quando ce l'ho lo sto utilizzando soprattutto per applicare il fondotinta minerale di Neve Cosmetics: lo stende perfettamente e mi accarezza come nessun altro pennellone ha mai fatto! Ok, la discussione ha preso una piega un po' "piccante", quindi è meglio avviarsi alle conclusioni. Sto usando tantissimo sia lo Starter Set che il Powder Brush, e il primo penso che mi sarà utilissimo soprattutto in vista delle vacanze: l'astuccio che contiene i cinque pennellini è perfetto da portare in borsa, è leggero e non ingombra. E sostanzialmente avrete tutti gli accessori che vi servono per truccare gli occhi, sia che vogliate un look semplice sia che dobbiate realizzarne uno più sofisticato. Tra un uso e l'altro li pulisco col mio solito Brush Cleanser di Kiko, e tornano come nuovi. Non ho avuto problemi neanche dopo lo shampoo vero e proprio: non si sono scollati dal manico, né hanno perso peli. Quindi, nulla da dichiarare. Che dite, vi piacciono? Li comprereste? O, se già li avete, come li trovate?

sabato 14 luglio 2012

Ciglia lunghe (ed esaurimento nervoso) col mascara Base Coat di Kiko


Ero assolutamente andata in fissa con i mascara colorati. Ma onde evitare di dissipare un patrimonio, per poi vederli seccarsi sotto ai miei occhi, avevo avuto la brillante idea di darmi al fai da te. Pessima iniziativa. Perché io con lo spignatto proprio non ci so fare. Forse sono un po' imbranata. E non ho pazienza, il che in esperimenti di questo tipo non gioca a mio favore. Fatto sta che, testarda come sempre, mi ero messa in testa che ci dovevo provare. E allora, avendo già una marea di pigmenti pronti all'utilizzo, mi mancava solo il mascara da usare come base per le mie (s)creazioni. Avevo letto in giro che ne occorreva uno trasparente, o al massimo bianco. Bene, quelli trasparenti devono essersi estinti, perché nonostante i mille giri non ne sono riuscita a trovare uno che fosse uno. Ho quindi capito che avrei dovuto virare sul bianco. L'unico che potesse andar bene - leggi bene, m'ero seccata di entrare e uscire dai negozi - era il Building Base Coat di Kiko. E siccome l'ultima tendenza, in fatto di mascara, è quella di promettere sempre e comunque un fantomatico effetto ciglia finte (che poi, esiste?), la scritta "False lashes" non poteva mancare sul packaging cromato di questo prodotto. 


Promette, in poche parole, d'intensificare il volume delle vostre ciglia, se applicato come base prima del mascara vero e proprio. L'esperimento dello spignatto è fallito miseramente poche ore dopo. Penso che questo base coat sia troppo papposo (sottotitoli alla pagina 777: eccessivamente denso) per dar vita a un mascara colorato che sia degno di questo nome: il bianco, nonostante la gentil dose di pigmenti che mi ostinavo a versare nel tappetto di una jar, continuava a prevalere. L'effetto era dunque stato, come potete ben intuire da sole, abbastanza disastroso. Mi son fatta passare la voglia, in poche parole. Ma non m'andava manco di buttare sette euro alle ortiche, quindi ho deciso di utilizzare il base coat per quello a cui davvero serve, o dovrebbe servire. Ed è su questo che voglio concentrare il mio post. L'idea di un mascara allungante e/o volumizzante risale a diversi anni fa: penso che la prima ad averci provato sia stata la L'Oreal, col mascara Double Extension. Quello che era bianco da un estremità ed extra black dall'altra, non so se ve lo ricordate. Io lo adoravo: la parte che serviva come base non era per nulla grumosa, ma abbastanza fluida, ragion per cui non ostacolava in alcun modo la stesura del prodotto nero sulle ciglia. Mi aspettavo che il base coat di Kiko fosse più o meno simile. E invece mi ritrovo a bocciarlo. O meglio, a rimandarlo. Il problema è che, pur scaricando lo scovolino (passaggio necessario, perché una volta estratto dal tubetto porta con sé davvero troppo, ma proprio troppo, prodotto) l'eccesso resta sempre. 


E finisce tutto sulle vostre belle ciglia. Col risultato che, quando stenderete quello nero, ve le ritroverete incollate e piene di grumi. Ne raddoppia il volume sì, dunque, ma in senso assolutamente negativo: vale a dire che ne dimezza la quantità, perché fanno "gruppo" tra di loro e pare di avere quattro peli attaccati alla palpebra. Quattro peli che sembrano pure grossi e tipo rinsecchiti. Per fortuna un mezzo rimedio alla catastrofe l'ho trovato: con uno scovolino pulito - io ne ho due, trovati in altrettanti set di pennelli - ricomincio a pettinarle, e riesco a riportare la situazione alla normalità. Sapete qual è la mia rabbia? Che si allungano davvero e che questo coso malefico le fa star su per ore e ore senza permetter loro di ammosciarsi. Merito anche, suppongo, della forma dello scovolino: e molto sottile e uno dei "lati" è piatto, cosicché sembra triangolare. E le pettina davvero bene. 


Quindi, se volete delle ciglia lunghe, potreste anche provarlo. Ma sappiate che dovrete avere una gran pazienza per ottenere da questo base coat di Kiko il risultato che promette. O magari l'avete già provato, chi lo sa. In questo caso, come vi siete trovate?

venerdì 13 luglio 2012

Made to last eyes di Pupa, la regina madre di tutte le matite



Questa non è una matita. Questa è LA matita. Finalmente, dopo tanto cercare, l'ho trovata. E so già che non me ne staccherò più. Parlo della nuova Made to Last di Pupa, versione eyes. Un nome che ne fotografa fedelmente la caratteristica principale: la durata. Ragazze mie, è una roba straordinaria. Neanche i quaranta gradi calabresi e l'umidità della mia Cosenza sono riusciti a schiodarla di lì: l'ho applicata alle 15 e solo poco dopo l'1 di notte ha levato le tende. Ma perché è a quell'ora che mi sono struccata, altrimenti sono certa che avrebbe resistito chissà ancora per quanto, nonostante le correnti africane, bulgare, oceaniche o chessò io.  Neanche un accenno di sbavatura, niente di niente. Tant'è che sono ancora piacevolmente sbalordita. Si tratta, per chi non ne abbia ancora sentito parlare, di una matita automatica. La Pupa ne ha sfornato in gran quantità e di due diverse tipologie: per gli occhi e per le labbra (qui trovate la prima delle due collezioni). Non facendo generalmente un grande uso di quelle per contornare le labbra, mi sono immediatamente buttata sulle mine per gli occhi. La varietà di colori è impressionante. Nell'indecisione, ho optato per una tonalità che mi mancava all'appello: la Torquoise, ovvero la numero 401. Uno splendido turchese shimmer, detto in parole povere (nella foto in basso, dopo il dettaglio della mina, troverete lo swatch col flash).



Questa matita è tre volte perfetta. Perchè? Ve lo spiego subito. Funziona perfettamente come eyeliner, innanzitutto. Personalmente non ho trovato alcuna difficoltà nel traccia una riga sottile e decisa. Nessun buco e nessun vuoto. Idem per la parte inferiore del contorno occhi: solitamente le ciglia ostacolano il passaggio della punta, ma la Made to last s'è fatta largo tra i cespugli senza lamentarsi. Manca il terzo perchè, e ve lo spiattello subito. Questa matita fa miracoli anche nella rima interna dell'occhio. E se ve lo dice una che ha le tubature del condotto lacrimale da ristrutturare, allora penso che vi possiate fidare ciecamente. Il colore, poi, è assolutamente splendido. Un azzurro turchese intensissimo tutto da sfoggiare e rimirare. Meraviglioso se abbinato con lo smalto olografico, sempre di Pupa, color azzurro ghiaccio. Del quale, però, vi parlerò tra qualche post, perché lo sto ancora testando. Vediamo un po'... cosa devo dirvi ancora? Ah sì. Questa matita Pupa ha due estremità: da una parte c'è ovviamente la mina colorata, non troppo cicciotta e resistente, di quelle che non hai paura si spezzino durante l'applicazione. Dall'altro lato c'è invece uno sfumino di spugna dalla forma leggermente appuntita, simil pennello penna. 


Utile, dunque, per chi non desidera un tratto deciso ma un po' sfumato. Occhio, peró, ad affrontare quest'eventuale passaggio: dovete essere rapide, altrimenti la matita si asciuga ed essendo waterproof sarà difficile intervenire. Non pensate che sia uno di quei prodotti che si cementificano sulla palpebra: per levarla io utilizzo semplicemente lo struccante bifasico di Kiko, ma anche una salviettina dovrebbe andar bene. Lo sfumino, tirando, vien via. Ed esce allo scoperto un utilissimo mini-temperamatite. 


Bella anche l'idea del tappino colorato che copre lo sfumino e che, per ogni variante della collezione, richiama perfettamente la tonalità della matita. Promossa? Eccome! Anzi, sapete che vi dico? Che corro a comprarmene altre due o tre. O anche quattro, cinque, sei. Le trovo perfette per l'estate, soprattutto per la gamma di colori. Sa di primavera, e non c'è niente di più bello! E voi? Le avete provate? Vi sono piaciute?

giovedì 12 luglio 2012

Test di resistenza number one: chi resiste a Minosse e chi invece no


Ci sono quei giorni. Quelli in cui le tue mani paiono fatate e ti destreggi tra cialde, jar e pennelli sicura del fatto tuo. Quelli in cui pensi che la perfezione esista. Quelli in cui ti guardi allo specchio e sei stupita del risultato. Quasi incredula che sia tutto frutto del tuo estro e della tua acquisita abilità. Un make up ben riuscito può risollevarti la giornata, a volte. Ammiri il tuo riflesso per un'ultima volta, infili le ballerine, imbracci la borsa e via, impaziente di sfoggiare la tua personale opera d'arte. Metti il naso fuori di casa e ci sono 43 gradi. Sissignore, avete capito bene. Quarantatré. Solo a dirlo sudo di nuovo e mi viene l'ansia. La scenetta che vi ho appena descritto risale a martedì. I protagonisti siamo dunque io e - mortacci sua - Minosse. Non voglio tediarvi oltre col racconto della mia giornata tipo. Non la trovereste interessante. Vi spiego, invece, dove voglio andare a parare. Lo so che li ho messi a durissima prova, ma oggi il mio post vi illustrerà quali prodotti resistono al caldo estivo e quali, invece, fareste meglio a riporre in cassaforte in attesa di tempi migliori. Più freschi, magari. Il mio trucco di ieri era fondamentalmente molto semplice, ma ho usato diversi prodotti di brand diversi. Partiamo dagli occhi. Primer Elf come base. Ombretto rosa di Shaka sulla palpebra mobile e una gentil dose di Kimono nella piega. Matita automatica Glimmerstick ultra-violet di Avon come riga di eyeliner e matita rosa perlato di Kiko, numero 102, per delineare la parte inferiore del contorno occhi.  Mascara Vamp di Pupa in abbondanza, come sempre. 






Tanto per farmi un simil ventaglio con le ciglia. Niente matita nella rima interna, che tanto lo sapevo che si sarebbe squagliata non appena avessi messo piede in macchina. Passiamo al viso. Primer Murad, che sto provando grazie alla collaborazione con Tuttestetica, e una punta di fondotinta minerale di Neve Cosmetics . Blush a mosaico di Mua. 




E infine, sulle labbra, rossetto Miss Chic di Pupa numero 300. 


Ed ecco come si sono comportati. La mia palpebra implorava pietà dopo soli, lo giuro, dieci minuti. O anche meno. L'ombretto Shaka, nonostante il primer sotto, mi era già praticamente finito nelle narici. Effetto crosticina antiestetica che ti prude pure, per intenderci. Scomparso, dileguato. Kimono di Neve, invece, resisteva. Ma le lacrime dovute alla liquefazione dell'ombretto compatto applicato sulla palpebra mobile, alla fine, hanno fatto cedere anche lui. Lui che invece, di solito, e ve lo assicuro, resiste pure all'uragano. Ma Shaka ne ha fatto un sol boccone portandosi via lui... e il suo bell'ombretto rosa pastello. Fortuna che avevo messo quella riga di eyeliner con la matita di Avon, perchè dopo un'ora quella riga era l'unica sopravvissuta a quella terribile catastrofe, insieme al mascara, sorprendentemente intatto. Del blush di Mua non v'era più la benchè minima traccia. Mentre il fondotinta minerale audacemente teneva duro. Merito anche dell'ottimo primer Murad, al quale mi riservo di dedicare un post a sè stante. Ha superato il tostissimo esame anche il rossetto Miss Chic di Pupa. Se ne stava lì, tranquillo, ignaro dei 43 gradi che si stavano mangiando i suoi amici del piano superiore. Nonostante abbia distrutto minuti preziosissimi di lavoro, questo test di resistenza mi è stato molto utile. Almeno ora so quali prodotti congelare e mandare in letargo e quali, invece, tenere a portata di mano per i giorni di caldo più feroce. E voi? Ci sono dei prodotti che usate, perché più resistenti di altri, in questi tremendi giorni d'afa? E quali, invece, terrete chiusi nel cassetto nel periodo estivi? In ogni caso, questa era solo la prima puntata: in questi giorni di solleone calabro testerò altri prodotti e vi farò sapere.